Il pudore si fa da parte: l’esperienza di allattamento di Mariagrazia!

Esperienza di allattamento Mariagrazia

Una mamma ci racconta la sua meravigliosa e profonda esperienza di allattamento con la sua piccola Allegra… tanto amore traspare da questa storia! Grazie Mariagrazia…

Immaginando l’arrivo della mia bambina, avevo le idee molto chiare: ho sempre desiderato allattare al seno, convinta che fosse la scelta migliore per la sua salute. Ma ero altrettanto sicura che avrei imposto il rispetto della mia privacy e richiesto assoluta discrezione per quei momenti. Quanto mi sbagliavo!

I primi giorni sono stati come una falsa partenza alle Olimpiadi: sembrava tutto bene (si è attaccata da sola già in sala parto nei suoi primissimi minuti di vita… che emozione!), ma poi nei due giorni successivi in ospedale mi hanno prescritto un’integrazione di latte artificiale perché la montata lattea non arrivava e la piccola si stava disidratando troppo.
Saranno stati gli ormoni ancora in circolo dopo il parto, la stanchezza e la miriade di emozioni vissute in quei giorni, ma io l’ho presa proprio male. Una sensazione di fallimento per non essere riuscita a dare a mia figlia quello di cui aveva bisogno e, soprattutto, la consapevolezza che il latte artificiale la privasse di tutta la protezione che il mio poteva invece riservarle.
Ho fatto di tutto per ridurre al minimo l’integrazione, usando tiralatte in continuazione per stimolare il seno e dando alla bimba il latte artificiale con quell’arnese infernale chiamato sondino (che va infilato alla cieca vicino il capezzolo durante la suzione, e puntualmente entrava dritto dritto in una ragade…perché ovviamente anche quelle si sono presentate immediatamente!), per non compromettere la sua abitudine alla suzione. Per due giorni l’allattamento è diventato un incubo, e non aiutava il fatto che ad ogni turno una nuova ostetrica dava nuove istruzioni, e non ce n’era una che fosse d’accordo con l’altra e riuscisse a tranquillizzarmi e chiarirmi le idee.
Il tutto, in un via vai continuo di amici, parenti, conoscenti che non consentiva un attimo di tregua e che in pochi giorni ha di fatto reso il mio seno di dominio pubblico!
Poi, pochi minuti prima della dimissione, una vera e propria apparizione: Angelica (sarà un caso?!), ostetrica di lungo corso che tanto con sensibilità quanto con fermezza ha finalmente portato il sereno, facendomi peraltro scoprire che il latte stava finalmente arrivando!
Ricordo la gioia immensa dell’aver buttato via l’ultima integrazione che mi avevano portato in ospedale (con annesso sondino!), perché ormai la mia bimba aveva finalmente a disposizione il latte della Mamma!
Ma questo era solo l’inizio… Per un mese e mezzo mi ha fatto male, malissimo. Oltre alle suddette ragadi, su un seno avevo una brutta ferita che non si rimarginava mai, anche perché continuavo a perdere litri e litri di latte. Quindi oltre che dolorante (prima, durante e dopo le poppate), ero sempre bagnata fradicia e dovevo cambiarmi -e fare lavatrici!- in continuazione. Per non parlare poi del fatto che la bimba si attaccava ad ogni ora, notte e giorno. Poco sonno e tanta stanchezza, uniti alla necessità di continuare a mettere il mio innato pudore da parte per darle da mangiare ovunque noi fossimo. 
E che vogliamo dire della zia -medico!- che continuava a rimproverarmi perché sbagliavo a soddisfare le richieste della bimba invece di imporre il rispetto delle tre ore come si faceva 30 anni fa?! 
Eppure, neanche per un istante ho pensato di mollare: è stato difficile, spesso mi sentivo letteralmente prosciugata di ogni energia, ma l’ho desiderato fortemente ed è stata la migliore scelta che potessi fare. Perché sta crescendo bella e forte, e perché nulla vale quanto la dolcezza di mia figlia quando si stringe a me, dei suoi occhietti che mi guardano innamorati, dei suoi sorrisi immensi che scaldano il cuore e delle sue manine che cercano sicurezza aggrappandosi alla Mamma. 
 
Ora è una meravigliosa Pallotta di quattro mesi e mezzo (ed oltre otto chili!), io non ho più nessun tipo di dolore ed i ritmi sono molto più sostenibili. Si sveglia solo una volta di notte e neanche sempre, riesco a fare praticamente tutto conciliando le mie esigenze con i suoi tempi. 
Continuo a dovermi spogliare ovunque io sia, a potermi vestire solo con capi che le diano immediato accesso alla “latteria” ed a dover far finta di nulla quando la produzione travalica le coppette assorbilatte ed iniziano a formarsi delle chiazze di bagnato sulla camicetta… ma pazienza. 
Ci sono volte che, passate “troppe” ore dall’ultima poppata, inizio quasi a sentire la mancanza di quel contatto così intimo ed esclusivo (penso che i papà sotto sotto ci invidino un po’ per questo!), e delle risate e “chiacchierate” che ha iniziato a farsi quando -passata la fame- le resta la voglia di giocare con la sua Mamma. Nella beata e totale consapevolezza di aver diritto a tutto l’Amore del mondo.
 La gioia che mi dà poter nutrire mia figlia è talmente immensa da rendere le ore dell’allattamento uniche e meravigliose. Spero di poter continuare ancora a lungo, per la sua salute e la mia felicità. Io le ho dato la vita, ma lei ha reso la mia sorprendentemente…Allegra 

 

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